Fotografo non identificato, Giuseppe Ferrario, Milano, 1870-80, Albumina, formato cabinet. Università degli studi di Milano – Biblioteca - Dipartimento di medicina del Lavoro - Clinica del Lavoro Luigi Devoto, Album Accademia fisio-medico-statistica, n.inv. F 126102 Giuseppe Ferrario (1802 - 1870), medico e chirurgo milanese fondatore del Pio Istituto di Soccorso di Milano per medici e chirurghi, fu uno dei più importanti rappresentanti della medicina pratica ed empirica in Italia. Il suo ritratto è conservato in uno dei due album, rilegati in cuoio con chiusura metallica e con copertina con inserti a rilievi geometrici e fogliati, appartenuti all’Accademia fisio-medico-statistica come ci annuncia l’iscrizione a caratteri capitali in oro sulla copertina degli stessi. Fondamento dell’Accademia era, appunto, la statistica medica vista come possibilità di generalizzare, attraverso l’osservazione e la raccolta dei fatti relativi alle patologie e alle rispettive cure, senza creare costruzioni metafisiche a cui ricondurre a priori ogni caso clinico. L’Accademia fu creata nel gennaio del 1844 sotto la guida di Giuseppe Ferrario con il sostegno di 27 soci fondatori, a seguito di una proposta presentata alla Sesta Riunione degli Scienziati Italiani tenutasi a Milano nel 1844. L’attività dell’istituzione (cfr. P. Zocchi: http://www.milanocittadellescienze.it/contents/cantieri/pdf/zocchi1.pdf) ebbe inizio nel 1846 per interrompersi durante i moti del 1848 e riprendere nel 1854. Il periodo aureo si ebbe tra il 1860 e il 1870, come testimoniato anche da questi album, realizzati in quel periodo, che immortalano molti dei soci in foto formato cabinet e carte-de-visite.
Alessandro Duroni (1807 - 1870), Padre Ottavio Ferrario (1787 - 1867), Milano, 1867 ante. Albumina, carte de visite, Università degli studi di Milano – Biblioteca - Dipartimento di medicina del Lavoro - Clinica del Lavoro Luigi Devoto, Album Accademia fisio-medico-statistica, n.inv. F 102006. Fotografia spedita all’Accademia per onorare la memoria del chimico milanese scomparso nel 1867 come ci dice anche l’iscrizione sul recto del supporto secondario: “Cav. Padre Ottavio Ferrario Professore di Chimica membro onorario dell'Accademia, decesso il 1. diceb 1867”.
Giovanni Battista Ganzini (1836 - 1878). Giovanni Polli. Milano, 1870-78. Albumina, carte-de-visite, 118067. Università degli studi di Milano – Biblioteca - Dipartimento di medicina del Lavoro - Clinica del Lavoro Luigi Devoto, Album Accademia fisio-medico-statistica, n.inv. F 102006. Chimico valente, anche se laureato in medicina all’Università di Pavia, fu fondatore degli “Annali di chimica applicati alla medicina” e fu membro dell’Istituto Lombardo. Impegnato in prima persona nelle attività della SIAM (Società d’Incoraggiamento Arti e Mestieri), diede vita ad un Gabinetto di chimica applicata. Proprio sulle pagine degli “Annali” lasciò spazio al lucigrafo Luigi Sacchi, con cui evidentemente intratteneva rapporti di stima e amicizia, per pubblicare un estratto della comunicazione, tenuta il 28 agosto del 1847 proprio alla sezione tecnologica della SIAM, sulle sue sperimentazioni fotografiche (cfr. M. Gnocchi, l’ambiente scientifico milanese inquadra la fotografia: aspetti teorici, esperienze e riflessioni tra le pagine dei periodici specializzati, in, S. Paoli (a cura di) “Lo sguardo della fotografia sulla città Ottocentesca – Milano 1839-1899”, Milano, 2010, pp.41-52).
Pagliano e Ricordi (ditta attiva a Milano tra il 1882 e il 1895). Giovanni Celoria (1842 - 1920). Milano, 1880 circa. Albumina, carte-de-visite. Torino, Biblioteca di Storia e Cultura del Piemonte, Fondo Marino Parenti, Album Hoepli, senza segnatura, numero d’ingresso 65111, foto n. 90. Trattasi di una fotografia conservata all’interno di un poderoso album (misure: 245x320x65 mm.) rilegato in cuoio verde, con decorazione a lesene, borchie metalliche e motivi floreali, appartenuto a Ulrico Hoepli (per le vicende dell’album rimando a R. Cassanelli: http://www.milanocittadellescienze.it/html/mostre/hoepli/CASSANELLI_Album%20Hoepli.pdf). L’album riporta un titolo particolarmente perentorio, inciso su una targa metallica posta al centro del piatto anteriore: “I miei autori e collaboratori”.
Fotografo non identificato. Artini nella spedizione in Valsesia. Valsesia, 1899. Immagine in positivo realizzata digitalmente da un negativo alla gelatina bromuro d’argento su lastra (90x120 mm.). Museo Civico di Storia Naturale di Milano – Archivio fotografico storico - n. inv. ARTINI 05-05. Un modo diverso e meno formale di ritrarre la figura dello studioso si trova nelle fotografie appartenute al mineralogista Ettore Artini (1866 - 1928). Egli spesso ritrae sé stesso e i suoi compagni durante le spedizioni alpinistiche. Quello che più interessa ad Artini è il contesto in cui la foto viene scattata: attraverso pochi elementi riesce a comunicarci le difficoltà e la bellezza del luogo e il clima di euforica e romantica avventura di queste spedizioni. Tra quelle documentate vi è anche la spedizione in Valsesia che gli valse, nel 1901, il Premio della Reale Accademia Nazionale dei Lincei.
Ettore Artini (1866 - 1928), Spedizione alpinistica a Macugnaga – in vetta, Macugnaga, 1900. Immagine in positivo realizzata digitalmente da un negativo alla gelatina bromuro d’argento su lastra (90x120 mm.). Museo Civico di Storia Naturale di Milano – Archivio fotografico storico - n. inv. ARTINI 05/05/191.
P. L. Ferrari, Cormio nella biblioteca della Siloteca di via Lipari n.° 2. Milano, 1932. Gelatina bromuro d’argento su carta, 115x150 mm. Milano, Archivio Fotografico Civica Siloteca Cormio, n.inv. XB20. L’archivio fotografico della Civica Siloteca Cormio, conservato presso la Biblioteca del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, è stato oggetto tra il 2006 e il 2008 di un consistente intervento di riordino e condizionatura. In esso si conservano: 2047 positivi alla gelatina bromuro d’argento; negativi alla gelatina su lastra di vetro e su pellicola 35 mm. e album fotografici risalenti ad un arco temporale compreso tra il 1922 e il 1952. (per una descrizione dell’archivio fotografico si rimanda: http://www.milanocittadellescienze.it/html/mostre/scienza/GNOCCHI_Archivio_Siloteca_Cormio.pdf). Oltre allo scopo documentario e didattico esistono per Cormio molte ragioni per cui scattare, commissionare o raccogliere fotografie e tutte sono strettamente legate ai vari aspetti della sua attività. Innanzitutto, appunto, lo scopo propagandistico e di auto-rappresentazione. Sfogliando l’archivio fotografico ci imbattiamo spesso in suoi ritratti tra le stanze della Siloteca o con le personalità politiche del momento. Anche la documentazione dei lavori svolti riporta qualche zampata personalistica: lo si vede spesso in primo piano accanto agli alberi curati o da abbattere, magari indicando il punto su cui si è intervenuto. È evidente come Cormio, impregnato della cultura dell’epoca, desideri fortemente che la Siloteca sia identificabile con la sua immagine e viceversa, in modo da creare un legame indissolubile tra sé e la sua “creatura”.
Italo Pacchioni (1872 - 1940), Cormio durante un intervento nel Parco della Villa Reale di Monza Monza, 1937-1939. Positivo alla gelatina bromuro d’argento (150x100 mm.). Milano, Archivio Fotografico Civica Siloteca Cormio, n.inv. X M964. La fotografia è per Cormio un supporto fondamentale anche per la sua attività periziale e, soprattutto, per il dialogo con i suoi committenti. Prepara, ad esempio, grandi album di sicuro impatto, anche per le loro dimensioni, durante i due anni in cui, dal 1937 al 1939, ricopre il ruolo di direttore tecnico delle piantagioni del Parco di Monza, di cui il Comune di Milano era divenuto comproprietario. Due sono gli album realizzati sull’argomento da Cormio: "Il Parco di Monza dopo il 1937 visto e documentato dal direttore della Civica Siloteca Cormio Milano" (Archivio Civica Siloteca Cormio, fondo fotografico, 818) e "Il R° giardino della Villa Reale dopo il 1937" (ACSC, fondo fotografico, 819). La fotografia con la sua forza di evidenza e con la sua capacità comunicativa immediata lo appoggia nella sua attività come, del resto, fanno i campioni fisici da lui raccolti: entrambi gli permettono di parlare all’interlocutore una lingua istantaneamente comprensibile e di grande fascino.
Italo Pacchioni (1872 - 1940), Cassetta di ferri chirurgici razionali per la cura degli alberi. Milano, 1930 circa. Positivo alla gelatina bromuro d’argento (150x100 mm.), Milano anni Trenta del XX secolo, Milano, Archivio Fotografico Civica Siloteca Cormio, n.inv. XC 564. Cormio comunica tutto di sé attraverso l'immagine fotografica, anche il suo lavoro concreto e gli attrezzi del suo mestiere: essi immortalati dall’obiettivo diventano come un’emanazione della sua personalità.
Fotografo non identificato, Edgardo Moltoni in Libia con un esemplare catturato. Milano, 1937 ca. Positivo su carta alla gelatina bromuro d’argento (135x85 mm.). Museo Civico di Storia Naturale di Milano – Archivio fotografico storico - n. inv. EXMO 2-3 bis. Molte fotografie del fondo fotografico di Edgardo Moltoni (1886-1980) sono scatti eseguiti nei molti viaggi in Libia fatti dall’ornitologo. Lo studio della fauna avicola delle ex colonie italiane in Africa si concretizzò nella monografia, pubblicata dallo studioso, “Gli uccelli dell’Africa Orientale Italiana”.
Fotografo non identificato. Busto in marmo di Alessandro volta eseguito nel 1874 da C. Berra sul modello esistente presso la R. Accademia di Belle Arti in Milano, opera di Gio. Battista Comolli 1897 ca. Ristampa su carta alla gelatina bromuro d’argento su carta baritata con stondatura degli angoli da lastra all’albumina [415x308 mm. (720x520 mm.)]. Milano, Istituto Lombardo e Accademia di Scienze e Lettere, TAV. XV. La fotografia è una ristampa, di cui non conosciamo l’autore, di una lastra originale realizzata dallo studio fotografico Spagliardi & Silo all’inizio della loro attività, tra il 1865 e il 1867. Il busto in marmo, che ancora adorna la sala del cartellario voltiano, fu donata al R. Istituto Lombardo dal presidente Carlo Belgioioso e testimonia la fortuna, anche iconografica, del grande inventore.
Fotografo non identificato. Prime pagine della dissertazione del Volta sulla grandine 1897 (?). Ristampa su carta alla gelatina bromuro d’argento su carta baritata con stondatura degli angoli da lastra all’albumina [270x770 mm. (550x990 mm.)]. Istituto Lombardo e Accademia di Scienze e Lettere, TAV XIV. Come per l’esemplare precedente, trattasi di ristampa da lastra su vetro originale di Spagliardi & Silo. Nell’operazione di divulgazione della figura e degli studi di Volta anche il manoscritto risulta essere di fondamentale importanza. Esso, secondo una visione neo-idealistica tipica di fine Ottocento, porta su di sé l’impronta del genio e come tale va studiato e tramandato, anche attraverso l’immagine fotografica.
Fotografo non identificato. Strumenti voltiani originali in scala 1 a 3,7, 1897 (?). Ristampa su carta alla gelatina bromuro d’argento su carta baritata con stondatura degli angoli da lastra all’albumina [315x413 mm. (520x720 mm.)]. Istituto Lombardo e Accademia di Scienze e Lettere, TAV IV. Sull’immagine iscrizione fotografica con indicazione dei numeri di rimando: 9: elettroforo voltiano colla stiacciata molto sottile per rendere più efficace l’induzione; 10: elettroforo colla stiacciata composta e di tre parti di trementina, due di ragia e una di cera con alquanto minio; 11: elettroforo portatile coll’astuccio contenente piccola bottiglia di Leida; 14: eudiometro voltiano della prima maniera entro cui si accende colla scintilla elettrica un miscuglio di idrogeno e dell’aria che si vuole esaminare; 19: condensatore avente i piatti verniciati di diverse sostanze isolanti; 20: condensatore per ottenere i segni elettrici colla evaporazione dei liquidi; 34: elettrometro – condensatore: è quello stesso che servì al Volta per dimostrare l’elettricità metallica.
Fotografo non identificato. Cimeli originali. Como (?), 1927. Positivo su carta alla gelatina bromuro d’argento (295x395 mm.). Istituto Lombardo e Accademia di Scienze e Lettere, Album “Tempio voltiano in Como 1927” e Fotografo non identificato. Copia. Como, 1927. Positivo su carta alla gelatina bromuro d’argento (295x395 mm.). Istituto Lombardo e Accademia di Scienze e Lettere, Album “Tempio voltiano in Como 1927”. Si tratta di due delle ventitre tavole fotografiche inserite nell’album Album “Tempio voltiano in Como 1927”, (510x410x30) in cui vengono messe a confronto le fotografie dei cimeli originali, tratte dalle riprese realizzate da Spagliardi & Silo, con quelle delle copie realizzate dopo l’incendio del 1899. Colpisce il differente modo in cui originali e copie vengono immortalati dall’obiettivo: gli originali sono ancora ripresi con uno stile di pura documentazione, mentre le copie vengono trattate come dei veri feticci. Su di esse la luce viene puntata con violenza, al fine di creare un effetto teatrale e drammatico. Se, quindi, gli originali vengono ripresi privi, per quanto possibile, di ombre, al fine di darne una rappresentazione scientifica; le copie vengono invece ammantate di un’aura quasi mistica. In questa fotografia appaiono: “(12) pistole di Volta; (13) lampada a gas idrogeno inventata dal Volta; (14) apparato per l’ipotesi del Volta sulla formazione elettrica della gragnuola”.
Fotografo non identificato. La prima nave di Caligola emersa nel 1929. Nemi, 1933 ca. Gelatina bromuro d’argento su carta (100x150 mm.). Milano, Archivio Fotografico Civica Siloteca Cormio, n. inv. XN 427. Fra il 1930 e il 1931 la Siloteca Cormio (per una descrizione dell’archivio fotografico Cormio: http://www.milanocittadellescienze.it/html/mostre/scienza/GNOCCHI_Archivio_Siloteca_Cormio.pdf) ricevette in dono, tramite Guido Ucelli (1885-1964), alcuni pezzi provenienti dalle navi romane rinvenute nel lago di Nemi (cfr. il volume celebrativo: “Guido Ucelli di Nemi, 1885-1964”, Milano, 1965).
Italo Pacchioni (1872 - 1940). Campione ligneo da una delle navi romane rinvenute nel lago di Nemi Milano, 1933-1940. Milano, Archivio Fotografico Civica Siloteca Cormio, n. inv. XN 1886. La maggior parte delle fotografie conservate nell’archivio fotografico della Civica Siloteca Cormio è frutto di campagne commissionate ai vari fotografi professionisti con cui Cormio creò da subito legami di proficua collaborazione. Sin dal 1932 viene infatti affiancato da alcune delle professionalità più affermate nell’ambito milanese come Mario Crimella (1893/ 1964) e Italo Pacchioni (1872/ 1940). È però quando l’istituzione diviene civica, alla fine del 1934, che Cormio può accedere ai fondi messi a disposizione dal Comune di Milano “al fine di conservare la documentazione della vita e dell’attività cittadina nelle multiformi sue manifestazioni” (ACSC, serie Blu, 209, Fotografie, Fondo a render Conto, Circolare del Comune di Milano del 14 luglio 1933). Grazie ad uno specifico capitolo di spesa, gli è dunque possibile moltiplicare le campagne fotografiche commissionate a fotografi professionisti di chiara fama. Oltre ai già citati Crimella e Pacchioni (alla cui morte subentrò il figlio Achille) sono presenti fotografie di Ugo Zuecca, Dario Gatti della Fotografia Arte Moderna, Felice Porta, Fotografia Ferrari e Vincenzo Aragozzini (1891 - 1975).
Mario Crimella (1893 - 1964). Prove grafiche per l’esecuzione della cartolina di propaganda relativa all’Abete bianco o Avezzo Milano, 10 aprile 1933. Gelatina bromuro d’argento su carta, misure varie, Milano, Archivio Fotografico Civica Siloteca Cormio, n. inv. XA3 L'attenzione maggiore di Raffaele Cormio (1883 - 1852) viene prestata proprio ad immagini di questo tipo: cartoline pensate per il pubblico della Siloteca. Esse, strumento a metà tra il supporto mnemonico-didattico e il mezzo di propaganda, sono studiate nei minimi dettagli, come testimoniato dalle numerose prove grafiche per la loro creazione tese a crearne una versione adatta al nascente “consumismo culturale” del Ventennio fascista. A questo scopo vengono ripresi sia i campioni lignei tipicamente tecnici, pensati per il trasferimento di conoscenze a supporto del riconoscimento delle essenze arboree, sia il lato che potremmo definire più culturale della collezione, rappresentato dai reperti storici raccolti per fornire esempi di applicazioni del legno nel corso del tempo ad opera dell’industria, dell’arte e dell’architettura.
Fotografo non identificato. Tipo umano: ottentotto. 1930 circa. Diapositiva alla gelatina su lastra in vetro (65x90 mm.). Museo Civico di Storia Naturale di Milano – Archivio fotografico storico - n. inv. UNIMI 04/01. Questa è una delle diapositive legate dell’attività didattica della genetista Luisa Gianferrari (1890 - 1977), aggiunta e poi direttrice della sezione di Zoologia del museo di Storia Naturale di Milano dal 1922 al 1948 e docente di Biologia generale presso la facoltà di Scienze Naturali e di Embriologia sperimentale e Genetica presso quella di Medicina dell’Università degli Studi di Milano. Nel 1940 fondò il Centro studi di genetica umana ed eugenetica presso l’Università di Milano, con sede presso il Museo Civico di Storia Naturale. Dal 1950 al 1959 fu titolare della prima cattedra di genetica umana istituita in Italia. La partizione del fondo Gianferrari destinato all’insegnamento era, infatti, originariamente conservato in quattro cassette di legno, con scanalatura per diapositive, contrassegnate da una targhetta dell’Istituto di Biologia e Zoologia generale - Università di Milano. A questo gruppo appartengono anche immagini di questo tipo: primi piani - scattati tra la fine degli anni Trenta e la metà degli anni Quaranta e molte volte tratte da immagini già pubblicate - di individui appartenenti a diverse etnie realizzate allo scopo di creare un repertorio di tipi umani.
Carlo Stucchi (1894 - 1975). Operazione, Milano, 1960 circa. Positivo alla gelatina bromuro d’argento su carta (240x180 mm.). Collezione privata ad uso pubblico. Poche immagini, come questa, possono essere lette come un vero e proprio autoritratto del proprio autore. Carlo Stucchi, nato a Milano nel 1894, non arrivò alla fotografia da giovanissimo, troppo impegnato negli studi di medicina presso l’Università di Pavia e parte di una generazione che vide la Prima Guerra Mondiale affacciarsi sul suo orizzonte mentre era ancora studente. I primi approcci alla fotografia ci vengono raccontati da Stucchi stesso in uno scritto redatto nel 1944, durante una forzata latitanza in quanto ricercato dalla Gestapo, e pubblicato nel 2008. Medico di professione e botanico per passione Stucchi ebbe sempre una predisposizione naturale particolarmente spiccata all’osservazione: la sua attività di medico si basò su questo come il suo mondo interiore; l’osservazione della natura lo guidò in botanica e lo stesso lo condusse sulle strade della fotografia. Si avvicinò alla fotografia negli anni Trenta del Novecento, un momento storico in cui, in Italia, proliferavano circoli fotografici fotoamatoriali, sia di nuova costituzione che di creazione recente, spesso, e non casualmente, centrati su personalità di fama scientifica in grado di portare la propria competenza tecnica nel dibattito amatoriale, come nel caso di Cesare Schiapparelli presidente della Società Fotografica Subalpina dal 1925 al 1938. Proprio in quel periodo il mercato degli apparecchi e dei materiali fotografici risulta in Italia estremamente vitale ampliando il catalogo dei prodotti disponibili: apparecchi, obiettivi e materiali sensibili Per Stucchi la passione fotografica deriva da un’eredità paterna, ma ritornò a lui proprio grazie alla professione medica e alla dimestichezza con le pellicole e le sostanze di sviluppo radiografico: “La radiografia si avvale di procedimenti fotografici; udii parlare di pellicole, di iposolfito e d’improvviso sorse dal fondo dell’incosciente l’antica passione paterna. Acquistai una macchinetta e il poco necessario per sviluppare e stampare, perché in ogni cosa ho la mania di far da me fin dove è possibile. Non avevo ambizioni alte e mi bastava fotografare qualche veduta e piante. Lessi trattati, comperai annuari e riviste; mi accorsi che la fotografia, col buon gusto e i mezzi moderni, può veramente diventare una forma d’arte” (C. Stucchi, Ricordi e riflessioni di un borghese, Cuggiono, 2008, p.187).
Antonio Chizzolini (attivo attorno al 1890). Esposizioni Riunite di Milano del 1894, “Officina elettrica”. Milano, maggio 1894. Positivo su carta all’albumina (210x270 mm.). Civico Archivio Fotografico di Milano, L.V. 58/27. La comunicazione ad un largo pubblico del progresso tecnico scientifico avveniva anche grazie alle Esposizioni come quella di Milano del 1894. La dicitura “Riunite” sottolineava l’intento degli organizzatori: accorpare le diverse esposizioni specialistiche relative ai settori merceologici di rilevante interesse per il territorio. La fotografia appartiene ad un album realizzato dall’ingegnere Antonio Chizzolini, che ottenne proprio quell’anno, il “Diploma di III grado con medaglia di bronzo” nella categoria fotografi dilettanti.
Vincenzo Aragozzini (1891 - 1974), La “Bicocca” - monumento nazionale e sede del Museo delle industrie Pirelli, Milano, 1922. Positivo alla gelatina bromuro d’argento su carta (154-202 mm.). Archivio fotografico storico Pirelli, n.inv. 1349-2. Parte integrante di questa campagna di comunicazione del progresso tecnologico e scientifico fu anche la creazione, proprio in occasione del cinquantenario delle industrie Pirelli, di un museo definito, nel regolamento stesso inserito nell’ordine di servizio per i dipendenti Pirelli del 29 gennaio 1923: “un insieme di materiale importante sia dal punto di vista storico che da quello tecnico […] che andrà arricchendosi a mano a mano di pezzi nuovi provenienti dalle lavorazioni, come da ricerche o rinvenimenti, in modo da rispondere sempre più al duplice intento dell’istituzione; di rappresentare cioè la storia dell’industria della gomma elastica e dei cavi e conduttori isolati ed in particolare quella delle Industrie Pirelli”.
Vincenzo Aragozzini (1891 - 1974). Stabilimento di Bicocca. Vialone dei magazzini, Milano, 1922. Positivo alla gelatina bromuro d’argento su carta (157-200 mm.). Archivio fotografico storico Pirelli, n.inv. 1349-9. Gli stabilimenti, i viali, le vetture, gli operai… tutto diviene protagonista nell’album per le celebrazioni del Cinquantenario delle industrie Pirelli. Il fotografo, attraverso l’utilizzo sapiente delle ombre, ci permette di apprezzare anche l’architettura industriale del luogo e la sua modernità.
Ufficio fotografico Ercole Marelli (attr.), Alternatore verticale 200 KVA per accoppiamento diretto a turbina idraulica delle industrie Marelli, Sesto San Giovanni 1925 ca. Positivo su carta alla gelatina bromuro d’argento (240x180 mm.). Società Ercole Marelli, Archivio fotografico sezione storica, n.inv. SERIE A_SC_004. Un’altra scelta, seguita da molte aziende, è quella di rappresentarsi attraverso i propri manufatti, soprattutto quelli più all’avanguardia. Non si tratta semplicemente di fotografie da catalogo pubblicitario, ma di riprese effettuate attraverso le scelte estetiche ed il linguaggio formale più moderno.
Ufficio fotografico Ercole Marelli (attr.), Carcassa di alternatore ad asse verticale tipo SGH per la Centrale di Banis della SADE in lavorazione, Sesto San Giovanni, 1953. Positivo su carta alla gelatina bromuro d’argento (240x180). Società Ercole Marelli, Archivio fotografico sezione storica, n.inv. SERIE B_SC_091.