Cent’anni fa, nello splendido nuovo palazzo dell’Acquario che durante l’Esposizione internazionale del 1906 aveva ospitato la Mostra internazionale di piscicoltura e acquicoltura, il Comune di Milano istituisce una Stazione di idrobiologia applicata. Si tratta di un laboratorio pubblico pensato per sviluppare con criteri scientifici l’industria ittica lombarda. Non è la prima volta che tra idrobiologia e industria si crea una simbiosi. Già nella seconda metà dell’Ottocento è grazie all’industria delle comunicazioni telegrafiche sottomarine, di cui a Milano la Pirelli è un’azienda all’avanguardia, che si scopre l’esistenza nelle profondità dei mari di un mondo di forme viventi sconosciute.
Nel centenario della Stazione di idrobiologia applicata, la mostra L’acqua e la sua vita. Cento anni di idrobiologia all’Acquario di Milano ha fatto rivivere attraverso oggetti e documenti, in molti casi esposti al pubblico per la prima volta, l’intreccio di saperi e di esperienze da cui ha preso avvio la moderna conoscenza della vita acquatica: dalle campagne di scandaglio delle navi posacavi alle crociere oceanografiche e agli acquari-laboratorio proliferati sull’esempio della Stazione zoologica di Anton Dohrn a Napoli.
Una prima parte della mostra, allestita sulla terrazza coperta dell’edificio dell’Acquario, presentava l’avventura della biologia marina inaugurata dalle navi posacavi come la posacavi della Pirelli Città di Milano e dalle crociere oceanografiche come quelle della nave Challenger, del principe Alberto di Monaco e della Fram di Nansen. La seconda parte dell’esposizione, allestita nel sotterraneo dell’edificio, illustrava invece l’evoluzione degli acquari e l’impatto che la scoperta della vita negli abissi esercita nell’immaginario dell’Ottocento attraverso i grandi acquari zoologici e le vasche dei palombari delle Esposizioni universali, i libri di Verne e di Salgari, come pure attraverso l’arte e l’architettura della Belle époque.